FINI E LA LEGITTIMAZIONE DEL TURPILOQUIO
Non è una novità, quella del turpiloquio in televisione. Ormai siamo stra-abituati a liti continue parolacce e roba simile, in televisione da personaggi televisivi, attori, comici. Precursore di questo linguaggio libero e aperto, che a mio parere, comunque è sempre da evitare è stato l’ inimitabile critico d’ arte e Sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi, che oltre ad essere molto preciso e puntuale nelle sue critiche a volte ama essere molto libero nell’ uso e nell’ abuso di questo linguaggio.
Oggi questo linguaggio, che viene comunemente definito turpiloquio è stato senza esagerare legittimato, in quanto usato, sebbene molto elegantemente e ironicamente dal Presidente della Camera Fini, che parlando in una scuola a dei bambini, ha definito con una famosa parolaccia, della quale io preferisco ignorare anche la sola iniziale, chiunque definisca una persona “Diversa” perché di colore.. Forte e giusta la causa, ma era veramente necessario usare quella parola come se il nostro dizionario non avesse altre parole disponibili in sostituzione.? Non è certamente un rimprovero questo nei confronti del Presidente Fini, che ho sempre stimato e stimo tuttora nella stessa maniera, anche dopo questa esternazione di oggi, ma soltanto un appunto per capire come mai non si possa fare a meno di esprimersi con le parolacce.
Come mai la società si è talmente involgarita perdendo eleganza e a volte rispetto anche della nostra lingua, della nostra tradizione.
Si sta dibattendo sulla paura immotivata causata dalla sentenza Europea della eliminazione dei Crocifissi e si dimentica invece come La Lingua Italiana si stia sminuendo e si stia perdendo in volgari termini che nell’ uso comune si usano più del normale.
I primi pertanto a difendere la Lingua Italiana da questi attacchi che fanno perdere il proprio Valore dovrebbero essere gli uomini di Stato, compresi i Presidenti delle Camere, oltre a vari Politici e uomini di cultura: oggi purtroppo si è verificato il contrario, attraverso questo intervento del Presidente, sperando si tratti di una sola eccezione e non di una nuova regola.
A parte quindi le eccezioni televisive che sono diventate ormai regola incancellabile, non rendiamo ridicole le istituzioni, difendiamo la nostra cultura, la nostra lingua e la nostra Italia.